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giovedì 17 gennaio 2013


Leggendo una mattina …..

Interessante contributo, per una riflessione.. in una mattina offuscata dalla nebbia, quello di Federico Fubini inserito nell’inserto  “La lettura” del Corriere della Sera di domenica 13 gennaio. Innanzitutto il titolo ” I giovani fanno scena muta” riferito al fatto che  una serie di dati pubblicati dalla Banca mondiale indica  in un grafico come il “global trade” cioè il cosiddetto “commercio mondiale dei cervelli” mostri chiaramente un numero molto esiguo di intelligenze in entrata ed una nutrita schiera di “cervelli” in partenza per l’estero. Come  leggiamo nell’interessante “dibattito delle idee”, i giovani italiani dovrebbero indignarsi con veemenza per la situazione di grande precarietà in cui versano: disoccupazione, tagli all’istruzione, Università che non preparano per affrontare con le dovute competenze il mondo del lavoro. Invece non si leva alcuna voce di protesta, se non per riprendere gli stessi slogan forse importati dai padri e dalle madri sessantottini o ripresi da movimenti ben più organizzati all’estero ( come non ricordare le proteste contro   Wall Street  o la City con masse di giovani manifestanti che per giorni hanno occupato i luoghi della finanza?) . Eppure in quell’articolo si parla di un giovane italiano, divenuto poi docente di Economia a Cambridge, che in un’epoca politicamente diversa (siamo negli anni ’30)affronta, incoraggiato da Keynes, con un excursus abbastanza approfondito i guasti delle banche italiane. Piero Sraffa, questo è il nome dell’ economista italiano insignito all’inizio degli  anni ’60 dell’equivalente del Nobel per l’economia (istituito solamente nel 1969), analizza con puntigliosità il tentativo messo in atto dal governo Mussolini per il  salvataggio del Banco di Roma e le sue puntuali osservazioni preoccupano a tal punto che viene recapitato  non direttamente a lui, ma al padre, un telegramma in cui l’analisi del giovane studioso, redatta con precisi e puntuali riferimenti, viene stroncata come “ una diffamazione contro l’Italia”. Lo Sraffa demorde? Arretra? Chiede scusa per l’affronto a quell’Italia non democratica e sottoposta ad un regime dittatoriale? Certamente no, anche se la sua pervicacia nel difendere il proprio lavoro di ricerca lo terrà lontano dalla patria per molti anni e lo vedrà affermato, seppur schivo, professore all’Università che lo accolse, come dice Fubini, “studente Erasmus ante litteram”. La conclusione? E’ senza dubbio sconfortante ed amara, se si pensa che  “è la mancanza di testate, di siti web, tv, radio o giornali , o di organizzazioni, club o partiti che parlino davvero per i giovani” a dare la giusta dimensione del fenomeno: è l’allontanamento o meglio “la defezione” l’unico segnale di protesta, ma non un abbandono massiccio, bensì, come possiamo leggere in un interessante contributo citato da Fubini, “ un modesto stillicidio di cervelli che produce un pericoloso risultato: l’oppressione dei deboli da parte degli incompetenti e lo sfruttamento dei poveri da parte dei pigri “( Hirschmann O.A.,Lealtà, defezione e protesta).    
 
 
 
 
 

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